Hoy me dejo estar. Quiesiera transformar mi vida en una larga, torpe, siesta paraguaya.
[…]
Tuve mis cuatro alegrías y mis ocho dolores. Fui extranjero en todas partes y bebí la sal de todos los vientos. Se ensangrentaron mis puños golpeando portales que no se abrían y mi voz se rompió con el último alarido. Y entonces, come en la vieja fábula del zorro y las uvas, dije que nada valía nada, porque nadia había conseguido apresar. Estoy, pues, como antes de soñar: sin nada. O, peor, porque ya ni sueños tengo.
(Roberto Mariani)
Il sax assente,
continuo tormento dell’anima,
come un rimpianto
assorbe il silenzio di questa notte
che scivola
lenta verso l’oblio.
Un girotondo di suoni
palpita incerto
nell’esperimento di emozioni,
di sensazioni, d’illusioni,
come un incanto
che si fa neve d’estate.
È un contrabbasso abbandonato
il suo sorriso,
risata che si scioglie
in quel whisky annacquato,
lontana rimembranza di un domani
che non ci vedrà.
S’illumina il palco
improvvisato, tra fieno e fiato,
e un piano ti accompagna
verso un istinto di poesia,
verso un abbraccio
donato dalle note inconsuete.
Un rifugio musicale
per anime smarrite
che si perdono
nell’assenza del sax.