Hoy me dejo estar. Quiesiera transformar mi vida en una larga, torpe, siesta paraguaya.
[…]
Tuve mis cuatro alegrías y mis ocho dolores. Fui extranjero en todas partes y bebí la sal de todos los vientos. Se ensangrentaron mis puños golpeando portales que no se abrían y mi voz se rompió con el último alarido. Y entonces, come en la vieja fábula del zorro y las uvas, dije que nada valía nada, porque nadia había conseguido apresar. Estoy, pues, como antes de soñar: sin nada. O, peor, porque ya ni sueños tengo.
(Roberto Mariani)
Jazzit. A Feltre venerdì 23, sabato 24 e domenica 25 giugno 2017. Il non festival. – Ancora lei? Ma non dovevamo vederci più?
Guardi, nemmeno a me fa piacere rivederla. Ma questa è l’ultima volta. – Parole, parole, parole.
Uhmpf. Oggi le voglio parlare delle Residenze creative, che sono l’essenza di Jazzit. – Me lo ricordo! Significa che io posso partecipare ospitando qualcuno a casa mia.
Esatto. Forse che mi ripeto? Benissimo, allora vuol dire che mi ripeto, (sono vasto, contengo moltitudini). “A Jazzit non si partecipa per suonare o vendere, per vivere una Residenza creativa all’interno di una città – nello specifico Feltre – che farà inclusione sociale con la musica, l’arte e la cultura; perché la comunità locale darà accoglienza ai nuovi residenti nelle proprie abitazioni private ma anche all’interno di chiostri, palazzi storici, residenze d’epoca, piazze, strade, chiese e auditorium”. – E io che avevo detto? Partecipo ospitando un artista a casa mia.
Non è solo questo. Perché le Residenze creative costituiranno di fatto l’unico e vero programma della manifestazione. Per tre giorni “musicisti, creativi, artisti, intellettuali e addetti ai lavori” condivideranno un’esperienza con i propri colleghi, scambiandosi informazioni, conoscenze e capacità; per registrare, produrre, provare, suonare e arrangiare nuova musica; per aggiornarsi sulle nuove forme del music business grazie all’incontro con ospiti italiani e internazionali. Certo, poi è essenziale che i cittadini mettano a disposizione le loro abitazioni per ospitare gli artisti nazionali e internazionali. Serve però che anche gli stessi artisti abbiano qualcosa da proporre, qualcosa da offrire ai cittadini. Insomma, è una sorta di do ut des. – Non si metta a parlare strano come al solito, adesso.
È latino. Neanche il latino conosce, adesso? Va be’, andiamo avanti. Dicevo: da un lato ci sono i cittadini, in questo caso di Feltre. Mettono a disposizione la loro abitazione, spiegando chi o cosa sono interessati a ospitare. Dall’altro ci sono gli artisti. Illustrano il loro progetto artistico, spiegano cosa hanno intenzione di regalare alla comunità di Feltre, in questo caso, nel corso dei tre giorni. “Si potranno proporre session discografiche, photo shooting, programmi radiofonici, progetti di comunicazione; si potrà offrire la propria professionalità come fonico, tecnico luci, direttore di palco, fotografo, videomaker, speaker radiofonico, comunicatore social e media; e ancora, si potrà dare la propria disponibilità per dirigere workshop sul music business, seminari, laboratori per l’infanzia”. Ci sarà così qualche casa che sarà soltanto alloggio, qualche altra che diventerà uno studio di registrazione, qualche altra ancora ospiterà corsi o lezioni di musica, ma non solo. E via di questo passo, sulla base del comune accordo tra l’artista ospitato e il cittadino ospitante. Senza dimenticare comunque che alcune Residenze creative troveranno riparo in luoghi pubblici.
– Se lei si spiega con un esempio non capisco più nulla.
Obbedisco. Allora, ad esempio. A Collescipoli, nella terza edizione di Jazzit, una Residenza creativa ha riguardato “un dialogo a più voci attorno al Cantico dei cantici”. Sempre a Collescipoli alcune abitazioni sono diventate, nella seconda e nella terza edizione, degli studi di produzione e delle sale di registrazione. Lo stesso è avvenuto a Cumiana nella quarta edizione. Ancora a Collescipoli, nella prima edizione di Jazzit questa volta, una Residenza creativa è stata incentrata sulla fotografia, “ritratti attraverso una vera e propria jam fotografica con alcuni protagonisti dell’evento”. Restando a Collescipoli, nella terza edizione, c’è stata la Residenza creativa proposta dal pianista e compositore Enrico Intra. Di nuovo a Cumiana, nella quarta edizione, si è assistito a “Jeff Daniels”: “una lunga serie di interviste con domande semplici, giocose, agili e divertenti, pensate per attirare l’attenzione del pubblico e il cui fine è quello di far conoscere sentimenti e idee di musicisti, artisti e addetti ai lavori”. – No guardi, io le odio le interviste.
Va be’, ma ci sono tante altre possibilità. Ancora, in ogni edizione di Jazzit, e quindi anche a Feltre: Jazzit campus. “Un luogo di formazione e di incontro internazionale tra scuole di musica, docenti e studenti”. Hanno partecipato, e parteciperanno, prestigiose università italiane, europee, mondiali, oltre a importanti scuole italiane di musica. – Ah, che belli i tempi dell’università. Le barricate, il sei politico, le canne con i professori. Il sesso libero. Ah, quanti ricordi.
Ecco, ricordi. In silenzio. Che mi sono venute in mente certe immagini raccapriccianti. E mi lasci continuare, grazie. Allora, questi sono solo alcuni esempi. Minimali. Perché Jazzit sarà “un momento di aggregazione e di “io collettivo”, necessario per superare la frammentazione della comunità jazzistica nazionale”. Chiunque voglia partecipare si candida – c’è una scadenza, per motivi ovvi, che è fissata al 31 marzo 2017 – e il Comitato centrale prenderà in considerazione innanzitutto le richieste arrivate da chi si proporrà per una Residenza creativa che duri tutti e tre i giorni di Jazzit. – E quindi, a Feltre chi ci sarà?
Se le ho appena detto che le iscrizioni sono aperte sino al 31 marzo prossimo! È così di suo, o è che non mi ascolta? Comunque, siccome sono gentile le anticipo qualcosa. Ma è proprio un’estrema cortesia. E le spiego anche cosa faranno.
Empatee Du Weiss: “la nostra musica fonde alcune tecniche e linguaggi del jazz con i paradigmi della musica in levare che riassumiamo nella parola ska. Ci piacerebbe partecipare a performance dal vivo, organizzare prove aperte dove ci piacerebbe confrontarci il più possibile con altri musicisti e addetti ai lavori. Dopo l’immersione di due anni fa vogliamo tornare a respirare quell’aria con un ruolo ancora più attivo”. Jazz In The Space Age: “siamo quattro ragazzi provenienti da paesi diversi (Austria, Italia, Francia-Algeria, Francia) e la nostra musica si propone di coniugare la tradizione jazz con l’hip hop e il future funk. Vorremmo proporre delle performance live aperte agli artisti di strada dove ballerini, skaters, writers, beatboxers e percussionisti confluivano nella rappresentazione sulle note della nostra musica”. Pasquale Innarella: “vorrei partecipare con il ‘Free Jazz Workshop Social Jazz’ aperto a tutti i musicisti che vorranno partecipare. Partecipo con piacere per incontrare musicisti, operatori nazionali e internazionali del settore con cui scambiare idee, incrociare strumenti musicali, discutere quale direzione sta prendendo il jazz prodotto in Italia e discutere delle varietà dei linguaggi esistenti. Per vivere tre giorni di jazz e di creatività condivisa con altre persone altri musicisti”.
Salieri – Govoni – Negrelli Trio: «dopo l’entusiasmante esperienza della scorsa edizione, vorremmo proporre un laboratorio di improvvisazione free aperto a tutti i musicisti presenti; vorremmo inoltre portare la nostra musica in performance, showcase, session discografiche, docufilm e in generale metterla a disposizione degli altri assieme alla nostra esperienza nel settore live e dell’insegnamento”. Giorgio Rossini: “vorrei vivere una Residenza creativa dal titolo ‘Canto jazz e improvvisazione’: partecipo per condividere un approfondimento della vocalità jazz, nel tentativo di tracciare un quadro tecnico, descrittivo e terminologicamente specifico, in modo coerente e il più possibile completo. Mi ha colpito lo spirito di aggregazione, scambio e il valore sociale; la volontà di superare la frammentazione della comunità jazzistica nazionale; e mi aspetto di vivere un’esperienza di autentica condivisione”. Marco Pacassoni: “dopo la bellissima esperienza in Umbria, a Collescipoli, mi piacerebbe a Feltre proporre un laboratorio di percussioni per musicisti dilettanti affinché ciascuno possa trascorrere un paio di ore di musica e di condivisione creativa: e attraverso le percussioni vorrei regalare emozioni e tanto divertimento, soprattutto alle persone della terza età”.
Maloo: “siamo felici e onorati di poter tornare per performance live, prove con altri musicisti e siamo disponibili a fare jam. Quest’anno abbiamo una novità: Maloo Emotional Painting, perché metteremo a disposizione una tela sulla quale il pubblico esprimerà le sue emozioni durante il nostro live creando un opera che doneremo all’evento. Feltre sarà un appuntamento importante per la condivisione e lo scambio di esperienze ed idee per elevare la visione e il valore sociale della MUSICA!”. – Non ne conosco nessuno. Sicuro che siano musicisti?
Si fidi. Come mi sono fidato io. Cosa crede? E comunque, non ci saranno soltanto musicisti. Ad esempio, ha annunciato la sua partecipazione uno dei più importanti critici musicali del Mondo, lo statunitense Ashley Kahn.
– Ah, se lo dice lei. Ha finito, posso andare?
Sono finito, piuttosto. Si ricordi di mandare la sua candidatura per ospitare una Residenza creativa, e lo dica a tutti quelli che conosce. Perché un’occasione come questa capita una volta nella vita. – Che culo che ha certa gente. Jazzit. Il non festival. Perché la musica è una forma d’arte e d’espressione, è una professione, è un fatto sociale.