Jazzit. Come una Banca si trasforma in un Archivio
Hoy me dejo estar. Quiesiera transformar mi vida en una larga, torpe, siesta paraguaya.
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Tuve mis cuatro alegrías y mis ocho dolores. Fui extranjero en todas partes y bebí la sal de todos los vientos. Se ensangrentaron mis puños golpeando portales que no se abrían y mi voz se rompió con el último alarido. Y entonces, come en la vieja fábula del zorro y las uvas, dije que nada valía nada, porque nadia había conseguido apresar. Estoy, pues, como antes de soñar: sin nada. O, peor, porque ya ni sueños tengo.
(Roberto Mariani)
Jazzit. A Feltre venerdì 23, sabato 24 e domenica 25 giugno 2017. Il non festival. – Sì, me lo ha già spiegato. Certo che lei è ripetitivo.
Be’, signora, è che siccome lei è di coccio, qua ci tocca ripetere nella speranza che lei capisca. Come dicevano i latini. E poi, oggi le voglio parlare di un argomento particolare, la Banca di sviluppo culturale. – Ah, già. I soldi. Monotono. Ma se spera che io compri le vostre azioni, sta fresco. Già mi hanno fregato i veneti, con la loro popolare.
Lo vede che è di coccio? Questa è una banca virtuale, non ci sono azioni da comprare. – E che vendete allora? Botti, Ciccitti, o altre fregature simili?
Non le vendiamo nulla. La Banca di sviluppo culturale le regala un archivio, l’Archivio della memoria civica. Dove troveranno casa video interviste agli abitanti di Feltre per “documentare, conoscere e condividere la cultura, la memoria, la storia, le tradizioni e i saperi” della comunità locale. – Dite tutti così. Mi ricordo che anche Wanna Marchi diceva di non vendere nulla. E poi, zac: ti ritrovavi con un mutuo che manco Babbo natale per pagare i regali a tutto il Mondo.
Signora, lei è di coccio e mi fa anche divagare. Che poi mi perdo e non arrivo al dunque. – Oh, permaloso pure. Monotono, attaccato ai soldi e permaloso. Va bene, la lascio parlare.
La Banca di sviluppo culturale, dicevo. E l’Archivio della memoria civica. La prima serve a finanziare il secondo, e in parte anche lo stesso Jazzit.
– Lo vede che c’è la fregatura?
Signora! – Va bene, parli, parli pure.
Dunque, dove ero rimasto. Ah, sì. La Banca di sviluppo culturale. Jazzit vive grazie ai fondi privati, non si basa sui finanziamenti pubblici. La Banca di sviluppo culturale è quindi lo strumento per consentire il finanziamento collettivo della manifestazione. Contemporaneamente, attraverso la Banca si finanziano delle “iniziative di utilità sociale e culturale” con lo scopo di “attivare uno sviluppo sostenibile, giusto e coerente di un territorio”. Nel caso di Feltre le donazioni raccolte attraverso gli assegni della Banca di sviluppo culturale serviranno per finanziare la nascita dell’Archivio della memoria civica. Che non sarà il classico, polveroso, abbandonato archivio nel quale languono documenti antichi e vetusti, libri che nessuno sa manco che esistano e altre amenità d’interesse quasi archeologico. L’Archivio della memoria civica sarà un archivio multimediale, ricco e appassionante: conterrà documentari, video interviste, film. – Che bello. Mi piace tanto andare al cinema. Molto meglio della televisione, anche perché non ha tutte quelle stupide pubblicità.
Eh? Sì, va be’. Mi lasci continuare. L’Archivio della memoria civica dicevo sarà composto da documentari e interviste ai protagonisti feltrini. Ci sarà chi racconterà storie di vita personale, chi di vita collettiva; chi testimonierà antichi saperi; chi narrerà leggende e miti; chi illustrerà vetuste tradizioni.
– Certo che a lei piace proprio scrivere difficile.
Uhmpf. Dicevo. L’Archivio della memoria civica vuole documentare, conservare e condividere la feltrinità, declinata in ogni sua forma e aspetto, alle generazioni future. Affinché nulla vada perduto alla scomparsa di chi oggi ancora detiene certi saperi. – Aspetti che mi tocco. Tiè!
Signora! – Pure menagramo, adesso.
Uhmpf. Andiamo avanti. L’Archivio della memoria civica sarà un patrimonio collettivo, sarà il regalo della comunità di Feltre a se stessa. Non si concluderà all’indomani di Jazzit, ma continuerà a crescere. Per certi versi, possiamo dire che l’Archivio sarà un qualcosa di vivo: nasce con Jazzit, ma poi continua a crescere, a invecchiare. – Sì, e poi muore. Tié! Menagramo.
Ma non può morire un archivio! Uff. Certo che è snervante dialogare con lei signora. Dov’ero rimasto? Ah, sì. L’Archivio continuerà a crescere attraverso nuovi documentari, nuove interviste, nuove testimonianze. Sono state individuate sette aree tematiche. Storia: storia locale; Patrimonio artistico: monumenti, chiese, residenze storiche e opere d’arte; Tradizioni enogastronomiche: ricette e prodotti tipici; Folklore: cultura popolare, dialetto e spiritualità;ù Il paesaggio: natura, ambiente, percorsi per il trekking; Artigianato: il talento nei mestieri, di ieri e di oggi; Di sosta in sosta: luoghi del ristoro, della convivialità e dell’accoglienza; enoteche, alimentari di qualità, forni, pasticcerie, artigianato etc.
Qualunque feltrino abbia qualcosa da raccontare, qualcosa di peculiare, di particolare, di rilevante per la comunità avrà la possibilità di lasciare traccia di sé nell’Archivio della memoria civica. Lei, ad esempio, la vedo difficile che possa lasciare qualcosa. – E allora non le compro le azioni.
E poi sarei io il permaloso? E comunque, come le ho già spiegato, non vendiamo azioni. La Banca di sviluppo culturale al massimo consegna assegni. Assegni particolari, perché poi resteranno, in ricordo, a chi avrà effettuato una donazione. E inoltre, ogni donatore riceverà una lettera ufficiale di ringraziamento e sarà citato nell’Albo dei donatori. – Dov’è la fregatura? Perché c’è sempre una fregatura con quelli come voi.
Ancora. Se insiste mi porta a smadonnare tanto che scende giù il vecchio dall’attico a lamentarsi. Dunque, dicevo: per ogni donazione viene rilasciato un assegno. Nell’assegno sono indicati il luogo e la data della donazione, l’importo e il nome del donatore. E chiunque potrà donare l’importo che vuole: 1 euro, 5 euro, 10 euro, 50 euro, 100 euro, etc. – Se la mette così, mi dia un assegno per 50 centesimi.
Tirchia. Ma va bene, anche 50 centesimi sono un piccolo, piccolissimo, mattone per l’edificazione dell’Archivio della memoria civica. Grazie. – Prego. Spero di non risentirla.
Non ho finito. Chi vuole può effettuare la donazione anche attraverso un bonifico bancario sul c/c Bancoposta intestato a Vanni editore Srl, Iban IT22M0760114400000094412897, indicando come causale “Donazione Jazzit Fest #5 e Archivio della memoria civica di Feltre”. E se Jazzit è in programma a giugno, dal 23 al 25, le donazioni saranno possibile sino al 31 dicembre 2017. – Ha finito? Addio, allora.
Jazzit. Il non festival. Una donazione allunga la memoria, civica…