Hoy me dejo estar. Quiesiera transformar mi vida en una larga, torpe, siesta paraguaya.
[…]
Tuve mis cuatro alegrías y mis ocho dolores. Fui extranjero en todas partes y bebí la sal de todos los vientos. Se ensangrentaron mis puños golpeando portales que no se abrían y mi voz se rompió con el último alarido. Y entonces, come en la vieja fábula del zorro y las uvas, dije que nada valía nada, porque nadia había conseguido apresar. Estoy, pues, como antes de soñar: sin nada. O, peor, porque ya ni sueños tengo.
(Roberto Mariani)
Ho raccolto un po’ d’acqua fresca dalla pozzanghera e ho chiuso gli occhi per accomiatarmi da mio padre. Era lì, grande e allegro nella sua Buick luccicante; agile e forte come il Corsaro Nero. Mi diceva addio e sulla sua bocca non c’era la smorfia della morte ma un bacio che volava e si congelava in aria come una stella appena nata. Ho stretto forte gli occhi per trattenerla, per conservarla dentro di me e poi li ho spalancati per presentarmi di nuovo davanti al mondo.
La prima cosa che ho visto è stata la borsa con i resti della mia vita passata. C’era tutto lì dentro, i miei libri, le mie paure, il quaderno e gli amori che avevo avuto. Laggiù, contorto e solitario, bruciato dal fulmine, c’era il mio albero. Mi sono alzato e ho cominciato a correre. Avevo in petto una grande agitazione e il moscone ronzava con furia nella mia testa. Sono arrivato vicino a dei cespugli folti e sono riuscito a nascondermi in tempo per vedere il carro rimorchio della polizia allontanarsi trascinando la Mercedes.
Ho aspettato che fosse scomparso all’orizzonte per svuotare il caricatore vicino all’orecchio. Il rumore degli spari è rimasto sospeso in aria e poi è scomparso con un’eco distante. Ho messo via l’arma e con una silenziosa allegria mi sono avvicinato all’albero. In ginocchio, ho cominciato a scavare con le unghie, a smuovere fango e sassi fino a quando ho sentito il fruscio della plastica bagnata. Ho dovuto stendermi a prender fiato prima di proseguire. Il cielo cominciava ad aprirsi e in mezzo ai nuvolosi passavano i primi raggi di sole.
Ho scostato con attenzione le radici e le foglie secche, ho tirato fuori il sacchetto. Dentro mi aspettava, nero e impeccabile, il dischetto con il romanzo. Tutto ciò che avevo scritto su me e su mio padre era lì.
Bisognava soltanto aggiungere il finale.