Hoy me dejo estar. Quiesiera transformar mi vida en una larga, torpe, siesta paraguaya.
[…]
Tuve mis cuatro alegrías y mis ocho dolores. Fui extranjero en todas partes y bebí la sal de todos los vientos. Se ensangrentaron mis puños golpeando portales que no se abrían y mi voz se rompió con el último alarido. Y entonces, come en la vieja fábula del zorro y las uvas, dije que nada valía nada, porque nadia había conseguido apresar. Estoy, pues, como antes de soñar: sin nada. O, peor, porque ya ni sueños tengo.
(Roberto Mariani)
Io lascerò che muoia in me
il desiderio di amare i tuoi occhi, che sono dolci
perché nulla ti potrei dare tranne la pena
di vedermi eternamente esausto.
Eppure la tua presenza è una cosa qualunque,
come luce e vita,
ed io sento che nel mio gesto esiste il tuo gesto
nella mia voce, la tua voce.
Io lascerò… tu andrai
e accosterai il tuo viso a un altro viso,
le tue dita allacceranno altre dita
e tu sboccerai verso l’aurora,
ma non saprai che a coglierti sono stato io.
Perché io sono il grande intimo della notte,
perché ho accostato il mio viso al viso
della notte ed ho sentito il tuo bisbiglio amoroso…
ed ho portato fino a me
la misteriosa essenza del tuo abbandono disordinato.
Io resterò solo, come i velieri nei porti silenziosi,
ma ti possiederò più di chiunque,
perché potrò partire.
E tutti i lamenti del mare, del vento,
del cielo, degli uccelli, delle stelle
saranno la tua voce presente,
la tua voce assente,
la tua voce rasserenata.