Istanbul non ne voleva sapere dell’inverno. La temperatura era ancora mite. Allah, al secolo Muhammad el-Averroè, si era alzato presto. […] La data di nascita che appariva sul passaporto turco era il 1945. […] Sono un Dio di pace, accidenti, si ripeteva spesso. Non ho indicato il dialogo come via privilegiata? Nel Corano non c’è scritto chiama al sentiero del tuo Signore con la saggezza e la buona parola e discuti con i miscredenti nella maniera migliore?. […] Poteva disporre di 99 nomi. Era indeciso fra Al-‘Alîm – il Sapiente – e Al-‘Adil – il Giusto -,ma preferì Muhammad, lo stesso dell’uomo semplice e buono che si era scelto come Profeta. […] Di professione il signor el-Averroè faceva l’intermediario finanziario.
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In effetti Ibn Rush – detto Averroè – era stato il più importante studioso di Aristotele nel mondo arabo, spiego Allah. Nato a Cordova, nel 1126, morì in Marocco, a Marrakech, nel 1198. Scrisse molti libri, in particolare un trattato che proponeva un’alleanza tra filosofia e religione. Per certi versi fu un rivoluzionario, anche perché sosteneva che i sacri testi possono essere interpretati in modo diverso – e legittimo – dai filosofi, dai teologi, dai profani. Il poliedrico Averroè – fu filosofo, medico, giurista – venne apprezzato da cristiani ed ebrei, ma poco seguito dai musulmani.
Anche a New York quel mattino faceva freddo. E Abraham Rashi – il nome con cui viveva sotto mentite spoglie Jahvè, l’impronunciabile Tetragramma YHWH – come tutti i giorni alzava la saracinesche elettriche della sua galleria d’arte. […] E Jahvè si era scelto quel nome – Abraham, cioè il progenitori del popolo d’Israele -, così ricco nella storia dell’ebraismo, proprio perché Abramo fu il primo nella storia a spezzare il filo dell’idolatria, il culto posticcio di tante divinità, per intuire la presenza del Dio unico, nel quale riconoscere il vero Creatore. […] Sulla carta d’identità il 1945 risultava la data di nascita anche per Rashi. Dachau, Birkenau, Auschwitz: sono nomi che provocavano ancora in lui un tremore fisico, uno smarrimento esistenziale. Lo contrariava cedere a questi sentimenti umani. Ma era scattato in lui un prepotente senso di colpa per non essere riuscito a impedire la Shoah, la devastazione, il genocidio di un popolo.
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Rashi – acronimo di Rabbi Shlomo ben Ytschaq, nato a Troyes nel 1040 e scomparso nel 1105 – fu il commentatore ebreo per eccellenza. Né filosofo, né mistico, era un uomo di Dio e della Torah. I suoi testi divennero subito un punto di riferimento del giudaismo. Un grande maestro, insomma, e anche per gli studiosi e i teologi della tradizione cristiana.